Netiquette e cyberbullismo
Di netiquette e cyberbullismo ho scritto altre volte, in modo separato.
Sapessi poco su questi 2 temi o Ti interessasse il loro approfondimento, puoi trovare, per esempio,
- qui il significato di netiquette e qui la sua applicazione nel Tuo lavoro di tutti i giorni
- un focus sulla legge a proposito di cyberbullismo, la 71/2017, e qui, alcuni film che entrano nel vivo nelle dinamiche di cyberbulli-vittime, gregari (chi assiste in silenzio o aiuta nella diffusione dei contenuti), genitori e personale scolastico.
Nelle prossime righe, invece, desidero fare qualcosa di diverso: desidero presentarTi
netiquette e cyberbullismo insieme
perché – con doverosi approfondimenti – trovo che siano in stretta relazione tra loro e l’una parte della prevenzione dell’altro.
Quella che leggerai nelle prossime righe è una mia personale prospettiva: è un estratto del materiale che preparo sulla cultura della comunicazione sia per l’educazione digitale nelle scuole sia per la formazione degli adulti.
Te la riassumo in pochi punti.
Parto dalla netiquette come bussola:
perché la netiquette racchiude già in sé le linee guida per l’uso consapevole del Web
- sia a proposito della protezione dei nostri dati, della loro condivisione e della nostra identità digitale
- sia a proposito dell’interazione rispettosa con l’altro nelle comunicazioni in Rete
vale a dire 2 dei grandi punti violati nelle azioni di cyberbullismo.
La netiquette ci ricorda di
curare e proteggere i nostri dati pubblici
e che ogni messaggio inviato in Rete potrà raggiungere una grande platea di persone ed essere archiviato. Rimarrà dunque disponibile e reperibile online anche nel tempo.
Per rendere meglio l’idea, la netiquette invita a
“limitare ciò che inviamo tramite messaggi online
al solo contenuto che inseriremmo in una cartolina“.
Si tratta delle raccomandazioni fatte anche da Polizia postale (la Polizia di Stato addetta ai controlli online), psicoterapeuti, informatici e giuristi che trattano da più punti di vista (appunto psicologico, informatico, giuridico) il cyberbullismo in convegni di sensibilizzazione e aggiornamento sul tema.
A 2 di questi ho preso parte proprio in questi mesi a Torino – presso l’Istituto Avogadro e presso il Palazzo di Giustizia – e, in entrambi, molta attenzione è stata rivolta alla condivisione di contenuti – dati, video, foto – online con persone sia conosciute sia sconosciute.
L’altro focus nella relazione netiquette e cyberbullismo
è quello relativo alle pratiche di interazione online.
Nella netiquette infatti la prima parola d’ordine è “no flame e no hate speech“, cioè no al linguaggio aggressivo, offensivo o di incitamento all’odio nelle conversazioni in Rete, nei forum come sui social network.
Inoltre la netiquette raccomanda di chiedere il permesso prima di condividere in un gruppo contenuti privati, magari destinati soltanto a noi.
Quindi, da sole queste 2 linee guida sono in grado di indicare la strada per evitare pratiche pericolose e dannose di cyberbullismo, concordi?
Insomma, forse usare per la netiquette il termine “antidoto al cyberbullismo” è eccessivo perché da sola non è capace di sostenere le componenti emozionali-psicologiche-giuridiche.
Ma penso proprio che le sue linee guida meritino considerazione e ruolo di bussola per la formazione sia nell’uso consapevole del Web sia nel contrasto al cyberbullismo.
Tu che ne pensi?
Volessi parlarne, ci sono.