Minimalismo digitale, piacere
In tempi di lavoro e didattica a distanza, scrivo di minimalismo digitale: un accenno è nella guida pratica sul meno è meglio per le slide. Ora, qui gli dedico più spazio: secondo me lo merita Lui e lo meritiamo Noi, ecco perché…
“In un mondo alluvionato da informazioni irrilevanti, la lucidità è potere“
scrive Yuval Noah Harari nel suo 21 lezioni per il XXI secolo. Sei d’accordo con me di quanto valore abbia questo pensiero nei nostri giorni stracolmi di informazioni e notifiche che arrivano da ogni dove (il cosiddetto overload)?
Ecco, qualcosa di molto simile l’ho trovato scritto anche sulla copertina del libro di Cal Newport
Minimalismo digitale
Cal Newport lavora in un’università americana in ambito di Computer Science: l’ho scoperto grazie a un TEDx e di lì sono arrivata al suo libro che ho sentito mooltoo vicino all’approccio che propongo di prendere in considerazione attraverso l’educazione alla comunicazione e al Web, in sintonia con la netiquette • Lei.
Cal Newport presenta così
il Minimalismo digitale:
“una filosofia d’uso della tecnologia per scegliere criticamente quali strumenti digitali adottare, partendo dall’analisi dei motivi che ci spingono a farlo e dei limiti entro cui accettiamo di farlo.
Se manca questa introspezione continueremo a vorticare in una spirale di cyber-gingilli accattivanti e che ci causano dipendenza” (…)
“molto più che una serie di regole: è una filosofia che sottolinea l’importanza di coltivare una vita che meriti di essere vissuta”.
E riporta
i 3 principi fondamentali del Minimalismo digitale
1.
La confusione costa cara
“Affollare il proprio tempo e ingombrare la propria attenzione con troppi dispositivi, app e servizi genera un costo complessivo negativo che vanifica i piccoli vantaggi che ogni singolo elemento fornisce”
2.
Ottimizzare è importante
“Per ricavarne un reale beneficio, è necessario riflettere con attenzione sulla modalità di utilizzo della tecnologia”
3.
Scegliere è appagante
“Soddisfatti per aver scelto come utilizzare le nuove tecnologie. Questa soddisfazione prescinde da come decidono di usare ogni singolo strumento”, vale a dire che è nell’atto stesso della scelta.
Tutto questo risuona molto con
l’approccio alla comunicazione web
che invito a prendere in considerazione anche per la libera professione, a Scuola e nelle Associazioni culturali: è un “meno è meglio” oculato, un meno per più • – x + • capace di conciliare umano e tecnologico sia nei tempi sia negli strumenti della vita di tutti i giorni, a lavoro e a casa, a favore di uno stile di vita di ben•essere in equilibrio con la natura dell’essere umano e per la sua autentica realizzazione.
Infatti un uso selezionato e mirato, quindi circoscritto, di social e di dispositivi in un’ottica vicina al minimalismo digitale • anche se non identica a quella descritta nel libro • si rivela essere più proficuo sia per noi sia per le nostre relazioni, professionali e non.
Hai già testato il fatto che
“la tecnologia quando è ricca di potenza e povera di saggezza”
• per usare un’espressione di R. Mancini • si trasforma in una pessima nemica e allora addio a ogni potenziale beneficio o vantaggio che avrebbe potuto offrirci?
Così, anche in questo periodo in cui la Rete ci agevola e ci rende possibili lavoro, didattica, relazioni • e quindi ben venga e grazie di esistere • vale il fatto che
“L’utilizzo critico è un problema critico
per l’economia dell’attenzione digitale”
Per cui Ti invito a lunghe pause dagli schermi quando non necessario, a una presenza online limitata e a modalità di aggiornamento e promozione che non rendano necessaria la continua connessione online delle persone né la incentivino:
che ci siano più spazio e tempo per questa vita reale in ben•essere.
E come dice la
Filastrocca dell’abbastanza
di Bruno Tognolini
Fra il poco • che ne manca e il troppo • che ne avanza
c’è anche una via di mezzo che si chiama “abbastanza“.
Condizione, secondo me, essenziale perché
“Fino a quando il superfluo non andrà in frantumi,
il necessario non comparirà” • cit. #Labodif •
a lavoro e non.
E Tu che ne dici?
P.S.
In sintonia con questo approccio Ti propongo anche la visione del
Decent Work, il lavoro dignitoso
che “riassume le aspirazioni delle persone nella loro vita lavorativa. Si tratta di opportunità di lavoro produttive che offrono un reddito equo, sicurezza sul posto di lavoro e protezione sociale per le famiglie, migliori prospettive di sviluppo personale e di integrazione sociale, libertà per le persone di esprimere le loro preoccupazioni, organizzare e partecipare alle decisioni che riguardano la loro vita e parità di opportunità e di trattamento per tutte le donne e gli uomini” (più in dettaglio, Lui).